Questo è un Comunicato Stampa inviato il 12/05/2009 pubblicato sul giornale on line "Vivere Senigallia" del 13/05/2009 - 1209 letture - 4 commenti
Avendo ricevuto dal Presidente della Comunità Ebraica di Ancona una richiesta di chiarimenti sul “campo di concentramento” dell’ex Colonia ENEL di Senigallia, scritta il 6 maggio, spedita l’8 e giunta sabato 9, ed avendo provveduto a spedire la risposta, lunedì 11 con raccomandata, leggo martedì 12, resoconti giornalistici su un intervento del suddetto Presidente, con interpretazioni possibilistiche o negazionistiche, ritengo di dovere comunicare il testo della risposta.
Preg.mo Presidente. Nel rispondere ai suoi quesiti, premetto che sono un insegnante e cultore di storia del territorio, ma mi dedico peculiarmente agli studi di storia medievale. Tuttavia, anche per i ruoli ricoperti nell’Amministrazione del comune di Senigallia, fra il 1993 ed il 1996, come Presidente Operativo della Consulta “Città, territorio e Ambiente” ed Assessore alla Cultura, ho ritenuto che fosse mio preciso dovere intervenire per salvaguardare in qualche modo dalla prossima distruzione quello che considero un monumentum, cioè una memoria della storia marchigiana.
Confesso che io stesso non conoscevo le vicende di cui era stata teatro l’ex colonia ENEL, fino al giorno della pubblicazione di un primo articolo nel quale il senigalliese Ettore Coen rivelava le tragiche vicende che erano avvenute all’interno, quando un giornalista del ‘Messaggero’ mi contattò per chiedere un mio parere considerando che mi ero già esposto, in consonanza con la vostra Comunità, per evitare l’edificazione nella piazza Simoncelli, già sede del ghetto senigalliese. Pur avendo espresso la mia personalissima contrarietà all’abbattimento, sulla base della documentazione prodotta da Coen (la foto di una cartolina postale che qui allego), successivamente mi documentai e feci tesoro di queste nuove informazioni sulle persecuzioni che vi si perpetrarono per un ulteriore intervento - la lettera aperta al sindaco inviatale per conoscenza -, allorché compresi che erano ormai imminenti i tempi di demolizione di questo edificio di stile razionalistico degli anni Trenta, già adibito alle cure elioterapiche marine per i figli dei dipendenti UNES, poi ENEL.
Essendomi recato presso la Biblioteca-Archivio Storico comunale fui informato quindi dal bibliotecario Gilberto Volpini che lui stesso da qualche tempo stava dedicandosi ad uno studio sugli anni della Guerra di Liberazione a Senigallia, di imminente pubblicazione, nel quale avrebbe reso note alcune informazioni relative al centro di internamento della Repubblica Sociale Italiana presso la locale ex Colonia ENEL, casualmente ritrovate in un fondo miscellaneo dell’Archivio Storico del Comune di Senigallia. Le anticipazioni del bibliotecario, per le quali ottenni l’esplicita autorizzazione alla divulgazione giornalistica, relative ai tempi (dicembre 1943- giugno 1944), alla consistenza (7 ebrei e 4 slavi) ed all’individuazione degli internati al momento della chiusura del “campo” (alcuni Foà e il presidente della comunità ebraica di Gorizia), oltre a ribadire l’informazione generale diffusa dal Coen, erano poi attestate o confermate anche in un diario pubblicato e commentato su Internet da Andrea Morpurgo (nota1), nonché da un’opera storiografica di Liliana Picciotto (Il libro della Memoria, Milano, Mursia, sulla deportazione degli ebrei italiani, dove si afferma che, nel maggio del 1944, tra i venti ed i trenta ebrei vennero inviati nel campo emiliano per la raccolta degli ebrei italiani di Fossoli, da Senigallia, dove esisteva, presso la colonia marina UNES, uno dei “campi di concentramento provinciali”, istituiti nella Repubblica Sociale Italiana, con decreto del 30 novembre 1943 (nota 2).
Il documento autobiografico, oltre a descrivere le ansie e le umiliazioni che si sono vissute all’interno di quelle mura, nelle camerate, o nel cortile, attesta infatti che negli ultimi giorni erano presenti anche 4 slavi oltre ad alcuni esponenti della famiglia Foà, arrivati agli inizi di marzo da Ancona, ed agli stessi Morpurgo: Attilio già responsabile della comunità goriziana, la moglie Maria Treves, e la governante Gina Viterbo, che contribuisce alla redazione del diario di Attilio Morpurgo, nelle parti riportate in corsivo . Si descrive infatti, fra l’altro, il 24 febbraio 1944 il giorno dell’arrivo a Senigallia, la “colonia marina per bambini, un bell'edificio pulito con un bel giardino e in una bella posizione” dove “siamo trattati abbastanza bene, soltanto siamo sempre in continua agitazione per il timore di venire mandati in un altro posto, e sempre sorvegliati dai carabinieri”. Più oltre, alla data primo marzo, si annuncia l’arrivo dei cugini Foà: “credevo fossero venuti da Marzocca a farmi visita invece mi dicono che anch'essi sono internati! Si sta tutti in una camerata e si fa vita in comune. Per uscire dall'Unes ci vuole il permesso del Maresciallo dei carabinieri e bisogna essere accompagnati. Del resto si cammina su e giù per il cortile e il giardino come i carcerati.
La direttrice, la signora Iolanda Diamantini, con noi è abbastanza gentile. Ogni tanto c'è cambiamento di gerarchia con capoposto più o meno buono. Giornate di gioia quando si riceve posta con buone notizie dei propri cari. Tra noi internati ci sono quattro sloveni che sono dei buoni giovani, Biagio, molto servizievole, Marco, Vincenzo e Antonio. Ogni tanto c'è l'allarme, con lievi spaventi e corse in cantina di giorno e di notte…. Il Sig. Attilio e la signora Maria, sempre impavidi, rimangono nella stanza di sopra a dormire tranquilli, mentre tutti gli altri, primi i carabinieri, scendono nel sottoscala. Per fortuna, ringrazio il Signore, la colonia non è stata mai colpita sebbene siano cadute bombe nelle vicinanze e abbiamo raccolto schegge anche nel giardino. Più volte, a tarda sera, siamo stati spaventati dall'irruzione di alcuni fascisti con schioppi e facce da delinquenti e brutte maniere, che con la scusa di aver visto filtrare la luce da fuori, vengono a vedere gli ebrei come bestie rare. 12 giugno. Alle 5 di mattina si sente bussare alla porta. Si chiede chi è. I carabinieri. Ci si deve subito preparare per partire per Osimo. l'auto ci aspetta al cancello. In fretta e furia e in grande agitazione, certi di finire nelle carceri di Osimo, prepariamo il bagaglio e la nostra roba e partiamo scortati dai carabinieri. I Foà rimangono nella colonia e riteniamo che siano liberi, invece anch'essi in serata vengono condotti a Osimo” Ma ciò che colpisce veramente è la tragica vicenda umana che si consuma in questi ambienti, magistralmente introdotta dal nipote Andrea: “Quando passo per Forlì mi fermo sempre al suo cimitero. C’è una lapide con una lunga lista di nomi, ebrei fucilati all'aeroporto della città romagnola nell'autunno del 1944.
Tra i nomi anche quello di Gaddo Morpurgo, fratello di mio nonno. Alcuni anni fa sfogliando le pagine de l' “Unità” lessi di una serie di iniziative promosse della rivista forlivese “Una Città”, riguardanti un eccidio di ebrei rimasto per lunghi anni dimenticato. Collegai subito quella storia alle drammatiche pagine del diario scritto dal mio bisnonno Attilio e alle disperate lettere di suo figlio Gaddo, catturato e imprigionato dai nazifascisti… . All'indomani dell'8 settembre 1943 [ giorno della presunta fine della guerra per gli italiani], Attilio decide di scrivere un diario del calvario che sta per iniziare a vivere. È il diario di un padre che, non in perfetta salute, non esita a lasciare tutto perché preoccupato per il figlio ventiquattrenne. ” Quando i Morpurgo, trasferitisi nelle Marche, vennero prelevati per essere internati al centro di raccolta senigalliese dovettero almeno sperare di ritrovare il loro figlio Gaddo già deportato all’ex colonia nel mese di dicembre, ma nel frattempo questi era stato trasferito prima a Pesaro e quindi ad Urbino, per poi essere fucilato a Forlì. Riservandomi di inviarle in un prossimo futuro anche la documentazione dell’Archivio Storico di Senigallia, che richiederà una ricerca più accurata essendo collocata in una busta miscellanea senza una precisa numerazione, secondo la segnalazione del Bibliotecario, allego alla presente, oltre alla cartolina diffusa da Ettore Coen, anche un recente articolo sulla testimonianza di un ospite dell’Ospedale Militare Territoriale impiantato nella colonia dalle Forze Alleate (nota 3) e una foto pubblicata dal reporter Giorgio Pegoli in un suo volume fotografico, con un gruppo di pazienti e personale medico immortalati all’esterno dell’edificio esistente ancora oggi…(nota 4).
Preg.mo Presidente. Nel rispondere ai suoi quesiti, premetto che sono un insegnante e cultore di storia del territorio, ma mi dedico peculiarmente agli studi di storia medievale. Tuttavia, anche per i ruoli ricoperti nell’Amministrazione del comune di Senigallia, fra il 1993 ed il 1996, come Presidente Operativo della Consulta “Città, territorio e Ambiente” ed Assessore alla Cultura, ho ritenuto che fosse mio preciso dovere intervenire per salvaguardare in qualche modo dalla prossima distruzione quello che considero un monumentum, cioè una memoria della storia marchigiana.
Confesso che io stesso non conoscevo le vicende di cui era stata teatro l’ex colonia ENEL, fino al giorno della pubblicazione di un primo articolo nel quale il senigalliese Ettore Coen rivelava le tragiche vicende che erano avvenute all’interno, quando un giornalista del ‘Messaggero’ mi contattò per chiedere un mio parere considerando che mi ero già esposto, in consonanza con la vostra Comunità, per evitare l’edificazione nella piazza Simoncelli, già sede del ghetto senigalliese. Pur avendo espresso la mia personalissima contrarietà all’abbattimento, sulla base della documentazione prodotta da Coen (la foto di una cartolina postale che qui allego), successivamente mi documentai e feci tesoro di queste nuove informazioni sulle persecuzioni che vi si perpetrarono per un ulteriore intervento - la lettera aperta al sindaco inviatale per conoscenza -, allorché compresi che erano ormai imminenti i tempi di demolizione di questo edificio di stile razionalistico degli anni Trenta, già adibito alle cure elioterapiche marine per i figli dei dipendenti UNES, poi ENEL.
Essendomi recato presso la Biblioteca-Archivio Storico comunale fui informato quindi dal bibliotecario Gilberto Volpini che lui stesso da qualche tempo stava dedicandosi ad uno studio sugli anni della Guerra di Liberazione a Senigallia, di imminente pubblicazione, nel quale avrebbe reso note alcune informazioni relative al centro di internamento della Repubblica Sociale Italiana presso la locale ex Colonia ENEL, casualmente ritrovate in un fondo miscellaneo dell’Archivio Storico del Comune di Senigallia. Le anticipazioni del bibliotecario, per le quali ottenni l’esplicita autorizzazione alla divulgazione giornalistica, relative ai tempi (dicembre 1943- giugno 1944), alla consistenza (7 ebrei e 4 slavi) ed all’individuazione degli internati al momento della chiusura del “campo” (alcuni Foà e il presidente della comunità ebraica di Gorizia), oltre a ribadire l’informazione generale diffusa dal Coen, erano poi attestate o confermate anche in un diario pubblicato e commentato su Internet da Andrea Morpurgo (nota1), nonché da un’opera storiografica di Liliana Picciotto (Il libro della Memoria, Milano, Mursia, sulla deportazione degli ebrei italiani, dove si afferma che, nel maggio del 1944, tra i venti ed i trenta ebrei vennero inviati nel campo emiliano per la raccolta degli ebrei italiani di Fossoli, da Senigallia, dove esisteva, presso la colonia marina UNES, uno dei “campi di concentramento provinciali”, istituiti nella Repubblica Sociale Italiana, con decreto del 30 novembre 1943 (nota 2).
Il documento autobiografico, oltre a descrivere le ansie e le umiliazioni che si sono vissute all’interno di quelle mura, nelle camerate, o nel cortile, attesta infatti che negli ultimi giorni erano presenti anche 4 slavi oltre ad alcuni esponenti della famiglia Foà, arrivati agli inizi di marzo da Ancona, ed agli stessi Morpurgo: Attilio già responsabile della comunità goriziana, la moglie Maria Treves, e la governante Gina Viterbo, che contribuisce alla redazione del diario di Attilio Morpurgo, nelle parti riportate in corsivo . Si descrive infatti, fra l’altro, il 24 febbraio 1944 il giorno dell’arrivo a Senigallia, la “colonia marina per bambini, un bell'edificio pulito con un bel giardino e in una bella posizione” dove “siamo trattati abbastanza bene, soltanto siamo sempre in continua agitazione per il timore di venire mandati in un altro posto, e sempre sorvegliati dai carabinieri”. Più oltre, alla data primo marzo, si annuncia l’arrivo dei cugini Foà: “credevo fossero venuti da Marzocca a farmi visita invece mi dicono che anch'essi sono internati! Si sta tutti in una camerata e si fa vita in comune. Per uscire dall'Unes ci vuole il permesso del Maresciallo dei carabinieri e bisogna essere accompagnati. Del resto si cammina su e giù per il cortile e il giardino come i carcerati.
La direttrice, la signora Iolanda Diamantini, con noi è abbastanza gentile. Ogni tanto c'è cambiamento di gerarchia con capoposto più o meno buono. Giornate di gioia quando si riceve posta con buone notizie dei propri cari. Tra noi internati ci sono quattro sloveni che sono dei buoni giovani, Biagio, molto servizievole, Marco, Vincenzo e Antonio. Ogni tanto c'è l'allarme, con lievi spaventi e corse in cantina di giorno e di notte…. Il Sig. Attilio e la signora Maria, sempre impavidi, rimangono nella stanza di sopra a dormire tranquilli, mentre tutti gli altri, primi i carabinieri, scendono nel sottoscala. Per fortuna, ringrazio il Signore, la colonia non è stata mai colpita sebbene siano cadute bombe nelle vicinanze e abbiamo raccolto schegge anche nel giardino. Più volte, a tarda sera, siamo stati spaventati dall'irruzione di alcuni fascisti con schioppi e facce da delinquenti e brutte maniere, che con la scusa di aver visto filtrare la luce da fuori, vengono a vedere gli ebrei come bestie rare. 12 giugno. Alle 5 di mattina si sente bussare alla porta. Si chiede chi è. I carabinieri. Ci si deve subito preparare per partire per Osimo. l'auto ci aspetta al cancello. In fretta e furia e in grande agitazione, certi di finire nelle carceri di Osimo, prepariamo il bagaglio e la nostra roba e partiamo scortati dai carabinieri. I Foà rimangono nella colonia e riteniamo che siano liberi, invece anch'essi in serata vengono condotti a Osimo” Ma ciò che colpisce veramente è la tragica vicenda umana che si consuma in questi ambienti, magistralmente introdotta dal nipote Andrea: “Quando passo per Forlì mi fermo sempre al suo cimitero. C’è una lapide con una lunga lista di nomi, ebrei fucilati all'aeroporto della città romagnola nell'autunno del 1944.
Tra i nomi anche quello di Gaddo Morpurgo, fratello di mio nonno. Alcuni anni fa sfogliando le pagine de l' “Unità” lessi di una serie di iniziative promosse della rivista forlivese “Una Città”, riguardanti un eccidio di ebrei rimasto per lunghi anni dimenticato. Collegai subito quella storia alle drammatiche pagine del diario scritto dal mio bisnonno Attilio e alle disperate lettere di suo figlio Gaddo, catturato e imprigionato dai nazifascisti… . All'indomani dell'8 settembre 1943 [ giorno della presunta fine della guerra per gli italiani], Attilio decide di scrivere un diario del calvario che sta per iniziare a vivere. È il diario di un padre che, non in perfetta salute, non esita a lasciare tutto perché preoccupato per il figlio ventiquattrenne. ” Quando i Morpurgo, trasferitisi nelle Marche, vennero prelevati per essere internati al centro di raccolta senigalliese dovettero almeno sperare di ritrovare il loro figlio Gaddo già deportato all’ex colonia nel mese di dicembre, ma nel frattempo questi era stato trasferito prima a Pesaro e quindi ad Urbino, per poi essere fucilato a Forlì. Riservandomi di inviarle in un prossimo futuro anche la documentazione dell’Archivio Storico di Senigallia, che richiederà una ricerca più accurata essendo collocata in una busta miscellanea senza una precisa numerazione, secondo la segnalazione del Bibliotecario, allego alla presente, oltre alla cartolina diffusa da Ettore Coen, anche un recente articolo sulla testimonianza di un ospite dell’Ospedale Militare Territoriale impiantato nella colonia dalle Forze Alleate (nota 3) e una foto pubblicata dal reporter Giorgio Pegoli in un suo volume fotografico, con un gruppo di pazienti e personale medico immortalati all’esterno dell’edificio esistente ancora oggi…(nota 4).
1. Attilio Morpurgo - Gina Viterbo, Diario. Il manoscritto. Il racconto di un uomo in fuga che interroga Dio e invoca il ritorno del figlio più amato, a cura di Andrea Morpurgo (da «Diario del mese», 21 gennaio 2005).
2. Liliana Picciotto Il libro della Memoria. Gli Ebrei deportati dall’Italia (1943-1945), Milano, Mursia, 2002, p. 900: tali strutture di prima segregazione e smistamento erano ubicate “per la provincia di Ancona, presso la colonia marina UNES, a Senigallia sotto la sorveglianza di Carabinieri e Polizia. Gli ebrei internati erano 20-30, tutti trasferiti a Fossoli a metà maggio del 1944”. La Picciotto, che evidentemente ha consultato una fonte riferita al trasferimento nel campo emiliano e diversa da quelle di Andrea Morpurgo e Gilberto Volpini, riteneva che le due o tre decine di persone traslocate costituissero la totalità delle presenze nella sede senigalliese durante il mese di maggio; invece il numero va accresciuto quanto meno di una decina di unità, come si evince dalla lettura del diario e dalle fonti archivistiche. Si trattava quindi della quantità che in quel mese poteva essere ospitata a Fossoli, o poteva essere accolta nei mezzi di trasporto disponibili: come si vedrà più avanti, anche lo spostamento degli internati verso Osimo, nel mese successivo, fu realizzato almeno con due diversi convogli.
3. “Il Messaggero”. Edizione di Ancona, 9 maggio 2009, p. 47: La Testimonianza. “Ex ENEL, vi spiego perché bisogna fermare le ruspe”.
4. Giorgio Pegoli (a cura di-), Senigallia. I luoghi della Gente, I, Fermo 2000, p. 266.
da Ettore Baldetti
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Ex colonie e campo di concentramento: Baldetti risponde a Calderoni_3
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Re: Ex colonie e campo di concentramento: Baldetti risponde a Calderoni
di lsnn del 12/05/2009 ore 19:46:06
Finalmente un pò di chiarezza!
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Re: Re: Ex colonie e campo di concentramento: Baldetti risponde a Calderoni
di daniele Banfi del 13/05/2009 ore 08:34:25
Dipende
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Re: Re: Ex colonie e campo di concentramento: Baldetti risponde a Calderoni
di Brenno del 13/05/2009 ore 10:24:44
http://senigalliamigliore.blogspot.com/
.Questi racconti mettono i brividi, soprattutto sapendo che sono storie vere, avvenute da noi, e meno di 70 anni fa.Grazie a Baldetti per rendercene partecipi..
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Re: Re: Re: Ex colonie e campo di concentramento: Baldetti risponde a Calderoni
di Mauri del 13/05/2009 ore 12:34:09
Ringrazio per la dettagliata cronaca, che ad un amante della storia senigalliese come me, fa piacere conoscere visto che ne ero completamente allo scuro.Non voglio speculare sul dolore, nè sui ricordi ma faccio notare che ciò che è accaduto allle ex colonie enel è accaduto in centinaia di caserme o commissariati magari anche nella nostra stessa città e penso che l'interesse che si sta concentrando sulle colonie sia sproporzionato agli eventi, anche se dolorosi e infami per chi li perpretò.Credo altresì che per dare memoria dei fatti forse sarebbe sufficiente attrezzare un angolo con una lapide o un manufatto che appunto ricordi l'evento.
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Re: Ex colonie e campo di concentramento: Baldetti risponde a Calderoni
di Anonimo del 13/05/2009 ore 11:49:20
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Re: Ex colonie e campo di concentramento: Baldetti risponde a Calderoni
di lsnn del 12/05/2009 ore 19:46:06
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Re: Re: Ex colonie e campo di concentramento: Baldetti risponde a Calderoni
di daniele Banfi del 13/05/2009 ore 08:34:25
Dipende
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Re: Re: Ex colonie e campo di concentramento: Baldetti risponde a Calderoni
di Brenno del 13/05/2009 ore 10:24:44
http://senigalliamigliore.blogspot.com/
.Questi racconti mettono i brividi, soprattutto sapendo che sono storie vere, avvenute da noi, e meno di 70 anni fa.Grazie a Baldetti per rendercene partecipi..
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Re: Re: Re: Ex colonie e campo di concentramento: Baldetti risponde a Calderoni
di Mauri del 13/05/2009 ore 12:34:09
Ringrazio per la dettagliata cronaca, che ad un amante della storia senigalliese come me, fa piacere conoscere visto che ne ero completamente allo scuro.Non voglio speculare sul dolore, nè sui ricordi ma faccio notare che ciò che è accaduto allle ex colonie enel è accaduto in centinaia di caserme o commissariati magari anche nella nostra stessa città e penso che l'interesse che si sta concentrando sulle colonie sia sproporzionato agli eventi, anche se dolorosi e infami per chi li perpretò.Credo altresì che per dare memoria dei fatti forse sarebbe sufficiente attrezzare un angolo con una lapide o un manufatto che appunto ricordi l'evento.
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Re: Ex colonie e campo di concentramento: Baldetti risponde a Calderoni
di Anonimo del 13/05/2009 ore 11:49:20
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